domenica 22 dicembre 2013

Incipit?

Devo smettere di fumare. Me lo dico mentre accendo la seconda sigaretta della mattina - ma d'altraparte il caffè qui è cosi buono, l'aroma si sposa perfettamente al gusto delle mie Camel Orange.

Questo vento caldo ed umido è piacevole, ci voleva una interruzione dal grigio piombo padano ed invernale; guardo il mare, lo ascolto come un mantra frammisto al ticchettio delle mie dita sulla tastiera del computer portatile. Cade un  pò di cenere tra la “b” e la “n”, la soffio via.

Un mantra.
Sposto gli occhi dal display e guardo il blu rabbioso che s'incontra in lontananza con il cielo grigio - verrà da piovere, un temporale... 
Un mantra. 

Mi ripeto oramai da qualche giorno (più che altro da qualche sera...) che nella mia vita ho amato solo due donne: una l'ho sposata, l'altra no. Con una ho avuto i miei bei momenti,  l'altra l'ho solo sognata: e veramente, non dico ad occhi aperti.

L'ho sognata che ero sdraiato in spiaggia a guardare il cielo, era una mattina fresca in estate: e lei era lì, rivolta al mare che ronfava come un gatto (un mare sornione, regge come immagine?), nuda. Una schiena perfetta, quei capelli lunghi quasi fuori moda, il fisico esile ai confini della magrezza. Poi si girava, mi sorrideva ed in quel momento era l'aleph,  era tutto concentrato in quel sorriso. I suoi occhi  nei miei, mi si avvicinava e facevamo un amore dolcissimo. No, bugia, mi sono svegliato prima di. Fanculo.

Altra cenere. Questa sigaretta è oramai morente. La spengo. Mi alzo e vado al cucinotto, riempio la seconda tazzina della mia miscela profumata. Buono, così senza zucchero. Prendo un'altra sigaretta, ravano nelle tasche in cerca dell'accendino che divertito mi osserva dalla scrivania.

Torno sedermi. Mentre rileggo quello che sto scrivendo una improvvisa folata di vento mi scompiglia i pensieri. Alzo lo sguardo, sembra quasi che il mare voglia attenzione – come quando la mia gatta mi graffia un po’ perché vuole le coccole. Allora vado alla ringhiera del balcone, respiro iodio e nicotina. Lascio che lo sguardo si perda un po’ all’orizzonte.

domenica 17 novembre 2013

Trieste.

Trieste. Per me non è una città, è un momento. Un ricordo. Una esperienza che non vedo l'ora di rifare. Ci sono luoghi che per mille ragioni entrano nell'anima, e Trieste è da sempre uno di questi. Ben prima di conoscerla le descrizioni della città nei libri di storia o nelle riviste dedicate al turismo me ne hanno fatto innamorare. Andarci spinto sempre da impulsi improvvisi credo sia stato normale, parte del "gioco": è una città che a ragionarci troppo non ci andrei mai, troppo lontana da ovunque. Ma ne sto parlando pure troppo, è un'esperienza molto intima e raccontarla non servirebbe a dipingerla così com'è per me: per cui mi fermo. Posso solo ripetere quello che in queste ore ho già detto diverse volte: fosse per me mi ci trasferirei domani. Buonanotte.

P.s.: affrontare un viaggio da quasi 500km in circa ventiquattrore, dopo una serata molto divertente ed un sonno breve e non immediato, è cosa che sento potrò fare ancora per poco; comincio ad essere vecchio, lo spirito c'è ancora ma il fisico inizia a chiedere altri ritmi. Finché potrò, comunque, viaggiare e socializzare sarà sempre il mio ossigeno :)

Trieste e dintorni. In splendida compagnia :)


martedì 12 novembre 2013

(Altra) casa dolce casa.

Una splendida mini vacanza dalla mamma ha il potere di far lievitare il mio girovita, ma lascia segni altrettanto importanti nel cuore, nell'anima. La mia terra natale è sempre affascinante, anche quando non dovrebbe. Continuo a non trovarmi in linea con una certa socialità giarrese o catanese in generale, ma son cose che con un minimo di savoir faire per la durata di una vacanzina si possono sopportare. Ad ogni modo il cielo era splendido e l'Etna più gagliarda che mai. Buonanotte :)


domenica 10 novembre 2013

Casa dolce casa!

Poco da dire e poco da fare: laddove altri elementi socio culturali possono segnare uno iato, cucina aria e panorami lo ricuciono. Marcello ha ragione quando parla di sirene. Questo posto ammalia.

sabato 9 novembre 2013

Casa dolce casa?

Questo posto è speciale. Questo posto è pieno di perché.

Vista dall'alto, dal finestrino dell'aereo, la Sicilia è una regione splendida. Tralasciamo che oggi, già Novembre, in spiaggia c'era gente a fare il bagno;  ma no, dico: il verde vivo dei Nebrodi o lo skyline sempre diverso della Montagna, il blu del mare e il nero del cielo con tutte quelle stelle... ma che ce manca, dico, per poter competere con chiunque?

Poi, quando sotto casa oltre mezzanotte un bimominchia si mette con lo stereo a palla, cominci a capire che qualcosa manca. Ma già a Fontanarossa quando vedi (e senti) il personale di terra - così diverso da quello del Marconi -  intuisci che qui è diverso. Nel bene e nel male.

Questa non è Italia, questa è la Sicilia: fin troppo orgogliosa della sua unicità, gelosa delle sue bellezze, poco propensa a scollarsi dal suo carattere "spacchioso", dal suo modo di fare strafottente. Qui è tutto "più": più bello, più buono, più nobile o volgare, più perfetto o scadente. Niente vie di mezzo.

Soprattutto all'ombra dell'Etna, la cui esistenza dinamica ma al tempo stesso statica dicono influisca pesantemente anche sul carattere dei locali.

Avevano ragione Tomasi di Lampedusa e Sciascia.

P.s.: la pastasciutta della mamma, le sue olive schiacciate, le melanzane, la crema di peperoncino. Il pane! Come si mangia qui non si mangia da nessun'altra parte.

venerdì 8 novembre 2013

Catania.

Alla fine di una lunga settimana, la prima di questa per me nuova esperienza da disoccupato, si va a casa dalla mamma.

Sarà uno stacco utile. Tornare al mare, all'Etna, rivedere gli amici di una vita passata: allontanarsi dallo smarrimento della mia vita attuale.

Adesso dormo: oggi è stata lunga, domani tra una cosa e l'altra lo sarà di più.

P.s.: la MV Turismoveloce fa veramente cagare. Devo invece rivalutare il GS 2013: credo che andrò a provarlo. L'RT e più bella quella attuale, la Caponord se non fosse Aprilia sarebbe molto carina.

martedì 5 novembre 2013

Sembra passato un anno...

...ed invece son passati pochi giorni. Forse le strategie difensive del mio cervellino hanno lavorato (e stanno lavorando) bene, forse era necessario essere "operativi" per affrontare altre situazioni, fatto sta che insomma le lacrime sono solo un ricordo. Un ricordo: con la memoria che mi ritrovo capisco suoni come un'ossimoro :)))

Dopo due giorni di pieno smarrimento - supportati grandemente dalla vicinanza degli amici e da zuppiere di pastasciutta... - sono tornato splendido e splendente pronto ad affrontare con scioltezza l'udienza di separazione (tre minuti netti, coi complimenti del giudice per la tranquillità mia e di Cristina nel chiudere la partita). Un pensiero in meno da gestire.

Per il "giringiro" dovrò attendere un pò, l'agenda è già piena di scadenze importanti a brevissimo ed anche di viaggi di piacere (non in moto...) pianificati da un pò. Ma va bene, va benissimo così. 

Per aspera ad astra, si diceva un tempo: vediamo un pò se è vero ;)

venerdì 1 novembre 2013

The day after.

Non sono proprio tagliato per gli addii. Ieri è stata una giornata difficile, molto. Già ultimare lo sgombero della mia postazione era un continuo richiamo alla lacrimuccia. Sapere che da Lunedì la mia scrivania sarà occupata da un altro non so se mi ha fatto stare meglio.

Il momento dei saluti mi ha poi dato la mazzata finale, non ce l'ho fatta a rimanere sereno. Certo, non stiamo parlando di un "non ci rivedremo mai più" - non in teoria almeno; ma comunque è la chiusura di una pagina di vita durata dodici anni, dodici anni di consuetudini, di ritmi, di facce, risate, sigarette, umanità. Comunque vadano le cose non rivivrò mai più il mio ufficio, il mio pc con tutti i tool che avevo trovato ed installato per tenere tutto sotto controllo, le mie stampe alle spalle con i riassunti tecnici della rete e qualche cazzata messa lì a personalizzare un pò il mio angolo. Con tutto che siamo forti e superiori a certe boiate, siamo anche umani e rompere un'abitudine così vecchia fa male. A me almeno ha fatto molto male.

Per fortuna la chimica mi ha dato una mano a staccare la testa per qualche ora, ho spento il cervello dalle 18.00 fino a stamattina. 

Oggi è un altro giorno, oggi ho altri pensieri in testa e insomma va bene così.
Oggi voglio rilassarmi, svagarmi, non pensare a nulla di impegnativo.
Adesso mi doccio, poi chiedo al conto corrente cosa ne pensa di un mio girello in moto altrove (molto altrove) e se non me lo boccia proverò a sparire su qualche collina o spiaggia per un paio di giorni.

By the way, Lunedì avrò la prima udienza per la separazione: anche se quella faccenda è stata gestita in maniera decisamente diversa, molto soft, non posso non pensare che all'alba dei 43 mi ritrovo a dover ricostruire tutto. Stimolante, certo, ma è anche segno che forse avrei dovuto gestire le cose in maniera diversa. O no?

Vabbé.
Indocciamoci, poi si vedrà.
Siate felici.
Ale

mercoledì 30 ottobre 2013

-1

Oggi passaggio ufficiale delle competenze. Vedere il mio lavoro sezionato, pronto ad essere esternalizzato o gestito da altri: mi sono sentito come vivisezionato. Esperienze,  know how, tutto passato al microscopio ed impacchettato. Un bel pò triste. A questo punto spero che domani si chiuda almeno questa prima fase, diversamente mi sentirei inutile: una zavorra. Memo per le prossime esperienze lavorative: fare in modo già in partenza di trattenere le conoscenze, o in alternativa chiedere che anche gli altri distribuiscano parimenti le loro.

martedì 29 ottobre 2013

-2

La catena, inesorabile, inizia a scendere. Come l'ultima settimana a naja, anche nella mia situazione il count down non è comodo: saperti un "walking dead" inevitabilmente apre punti di vista fino a prima neanche immaginati.

Ho in canna tutta una serie di attività necessarie alla mia ripartenza che però non riesco a fare, perché comunque fino ad oggi torno a casa stanco - da venerdì scorso soprattutto abbastanza "masticato" psicologicamente. Posso concedermi una chiacchiera con l'amico, una pizza e cinema, ma non c'è rischio che inizi la conversione del cv nel nuovo formato Europass: per quello ci vuole la mente fresca, attenta, pasticciare il cv o la lettera di presentazione (che già adesso non sono perfetti) significa rischiare di bruciarsi le candidature.

Non vedo l'ora di chiudere il capitolo, non vedo l'ora di voltare pagina: gli interregni mi ammazzano.

Mah.
Devo farmi forza e coraggio.
Mah.

lunedì 28 ottobre 2013

-3

...confesso che più mi avvicino alla data e più sento un "cambiamento nella Forza" (mode Darth Vader on)...

venerdì 25 ottobre 2013

-6

Una strana calma mi riempie. Come una marea buia e silenziosa. Sono tranquillo aspettando la fine della giornata.
L'attività di oggi è stata al 65% evidenziare le mie attività, le mie macro e micro aree di competenza,  di intervento. Per quotare le attività da smistare agli altri reparti ed all'esterno, ma - pro domo mia - per rimpolpare il cv.

A fine giornata ho iniziato ad inscatolare le robe da portare via, a staccare le stampe dalla mia bacheca. Adesso la mia postazione è praticamente anonima, prima di qualsivoglia personalizzazione. Bah, forse un po triste, ma forse no.

Prima di uscire dall'ufficio mi sono lasciato andare ad un monologo sulla gestione (mia) dei cambiamenti traumatici, sul lavorare per vivere e non viceversa, sulla ottima insegnante avuta in dodici anni a lavorarci di fronte - Elisabetta è un mio piccolo mito, professionalmente parlando.

Obiettivi del week end, LinkedIn ed i cv per gli amici.
Sapersi vendere: lo starò facendo nel modo giusto?

Buonanotte.

giovedì 24 ottobre 2013

-7

Bah. Non ho troppa voglia di raccontare,  stasera. Sono stanco. In ufficio ho continuato a sgomberare e passare consegne. Le facce di tutte e tutti sono un po tirate. Anche la mia faccia è un po tirata.

Aveva ragione Franco, restare li fino al 31 da un lato mi aiuta a gestire bene l'uscita, dall'altro inevitabilmente logora un po. Conoscendo il mio destino vorrei già essere fuori, vorrei dedicarmi full time al mio c.v., al profilo Linkedin, al futuro insomma.

Vabbé. Dai.

Sto pensando che forse forse un due tre giorni in moto se il tempo tiene quasi quasi me li farò. Cambiare un po aria male non può farmi, anzi. Vedremo.

Vedremo.

mercoledì 23 ottobre 2013

-8

Ufficio. Mille piccole e grandi cose da fare. Controllare le procedure, illustrarle. Dare una mano ad una collega che è più un'amica. Salutare un fornitore che è più un amico - un curriculum in più in giro; farsi preventivare un buon pc, perché gestire le email sul tablet (che andrà via, è aziendale...) non è comodissimo. E poi: salutare un capoarea in visita, risolvere un altro ciappino, giornata vispa!

E poi: aperitivo con un carissimo amico che non vedevo da una vita, quindi a casa, dove devo lottare con una lince per il mio cuscino. Mi mancherà,  la mia lince domestica.

Due chiacchiere con un fradeo a Maidstone, altre due con un altro fradeo a Varsavia, altre due con (again!) un altro a Bologna. Una chiacchiera con una figlia che avrei voluto, un saluto veloce alla mamma e - phew!- s'è alfine fatta una certa. Nel bailamme globale ho mandato via una candidatura, forse due.

Avrò la pressione a mille, meglio prendere qualcosina stasera.

Daje ché domani è un altro giorno :)

martedì 22 ottobre 2013

-9

Il fumo - e l'umido - di questi giorni mi hanno messo ko. Oggi sono rimasto a letto, meglio un giorno di tachipirine che rischiare di perderne di più dei pochi che mi rimangono in ufficio. Unico fatto positivo della giornata, il certificato medico per la palestra - entro fine settimana andrò ad iscrivermi. Ogni tanto monta un pò di paura per il prossimo futuro, ma per adesso tengo botta :)

Dovrò rendere questo tablet in azienda, sto ragionando sul comperarne uno o limitarmi all'acquisto del laptop - che comunque dovrò affrontare, non ci sono storie. Il tablet è oggettivamente comodo, ma avendo già uno smartphone forse potrei risparmiare e fare tutto col piccolo S2. Vedremo.

Dai, che domani è un altro giorno.

lunedì 21 ottobre 2013

- 10

Lunedi 21 Ottobre, meno dieci giorni.

Giornata intensa, pesante, un pò stressante; riunione generale per ricevere i perché ed i percome dal GM, qualche tentativo di dialogo non andato esattamente a buon fine - ma, voglio dire, c'era tranquillamente da aspettarselo.

L'azienda si trasforma con una fretta impressionante, mancano solo le sirene anticollisione ed il quadro sarebbe completo. Anni di storia e storie, di vite, di impieghi e collaborazioni, di successi e fallimenti, di risultati aziendali e sindacali improvvisamente stracciati per tentare di non affogare. Mala tempora currunt.

Mando curriculum come messaggi in bottiglia, devo solo aver pazienza - o magari un pò di culo, oppure entrambi :)

Continuo a ricevere dritte su come superare la crisi, anche semplicemente non sentirsi soli in questi momenti è una gran cosa. Faccio sempre una faccia strana quando mi rendo conto di avere tanti amici ed amiche - come se non lo sapessi, poi. 

Calmo, devo restare molto calmo: e se rallento con le sigarette potrei anche farcela ;)

A domani.

domenica 20 ottobre 2013

Si cambia rotta.

2 Febbraio 2001: inizia la mia avventura bolognese, il mio viaggio più complesso, vengo assunto in Bahlsen Italia. E' una società interessante quella che vedo: circa quaranta dipendenti, una struttura IT un pò confusa - nei miei anni milanesi ci ho fatto l'abitudine... - ma un'atmosfera da grande famiglia, dove mi sento quasi subito a casa.

18 Ottobre 2013: ricevo la mia lettera di licenziamento, insieme ad altri tre colleghi. Nel corso di dodici anni la famiglia si è sgretolata, l'azienda funziona ma non come dovrebbe, sopratutto gli ultimi due anni il business lascia sul campo parecchi punti di mercato - in un mercato che già di suo è in contrazione.

Dodici anni. Dodici anni durante i quali mi sono sposato, mi sono separato, ho vissuto in quattro case, ho avuto cinque moto e cinque gatte.
Dodici anni di colleghi ed ex colleghi - sopratutto ex colleghi: Ezio, Edvige, Paola e Paolina, Morena, Katia, Luca, Sabrina, Antonio, Massimo, Franco, Werther, Marco, Marika, Margherita. Alcuni ancora li frequento, più o meno spesso: di altri ho perso completamente le tracce. Facce che non rivedrò più.

Dodici anni di uffici che hanno cambiato forma tante volte, di computer sempre più potenti, la famiglia Windows dall'edizione 98 alla ultima 7 Professional. Da qualche parte dovrei ancora avere un cd originale di MS Office 97 Pro.

Adesso si cambia, si volta pagina. Dopo dodici anni mi rimboccherò le maniche per capire dove e come reinventarmi, per scoprire se sono ancora in grado di vendermi - e vendersi bene oggi non mi pare sia facile già a priori...

Mi sento strano. Il cambiamento mi disorienta. Un cambiamento simile poi potrebbe tranquillamente terrorizzarmi - però non ho paura, non ancora almeno. I tempi sono cambiati per tutti, era da mettere in conto che cambiassero anche per me. Niente premio di produzione a fine anno, la quattordicesima temo rimarrà un ricordo, per non parlare poi delle sei settimane di ferie pagate. Andati, puff!

E non sto parlando delle piccole cose di ogni giorno: i sorrisi, gli scazzi, le chiacchiere. Come sopra: almeno il 90% sono volti che non rivedrò più.

Ok. E' necessario darsi da fare. E' indispensabile muoversi per cercare un nuovo equilibrio: e come dissi qualche tempo fa ad una carissima amica, io sono un motociclista: se mi fermo cado.

Sursum corda!

giovedì 8 agosto 2013

Delle coperte di Linus o dei sacchi di mattoni sulla schiena.

E' da quando avevo sette anni circa che mi danno del diverso. Da quando avevo sette anni.
Diverso.
Diverso per sangue, perché anche se sono nato a Catania il mio sangue è calabrese. Diverso perché sapevo leggere e scrivere quando gli altri ancora riempivano i quaderni di stanghette. Diverso perché in casa non s'è mai parlato altra lingua che l'italiano - e non conoscere il dialetto della terra dove vivi ti garantisco che non è stata una passeggiata (ai miei tempi, ok: forse oggi è diverso).

Diverso perché non avevo la Vespa, perché non ascoltavo la musica "di moda", perché non vestivo portandomi dietro griffe inutili, perché a me della discoteca non è mai fregato un cazzo.
Diverso perché - nonostante i tentativi, tutti comicamente falliti - non fumavo le canne. E poi diverso perché mio padre (due lauree, dava del tu ai Chiesi: lo sai, chi sono i Chiesi di Parma? Vai ad informarti) faceva il cartolaio e non era iscritto al Rotary. Nemmeno ai Lions.
Diverso perché per anni siamo stati gli unici a portare il cognome in tutta l'isola. Diverso perché mi hanno educato fin da piccolo ad essere onesto, leale, corretto. Nel posto giusto, proprio: nella terra dei gattopardi e di Sciascia.

Diverso perché non mi sono mai permesso di giudicare nessuno in base a colore della pelle o sesso o religione. Fin da piccolo, mica da ieri. 

Poi, quando mi sono trasferito nella Grande Città, per un pò mi sono sentito a casa, mi sono sentito meno diverso. Giusto un attimo, prima che altri iniziassero - nuovamente - ad evidenziare il fatto che ero "diverso": sai, tu sei di Catania, sei siciliano, certe cose non le puoi capire... Ho letto tutto quello che mi passava tra le mani in negozio (libreria ed edicola: ce n'era, di roba da leggere) per almeno dieci anni. Vivevo altrove ben prima di trasferirmi: però io sono siciliano, io certe cose non le posso capire. Ah ah. Certo. Meno male che ci sei tu ad illuminare i miei passi.

Ogni tanto ricordo il racconto di un compagno di classe: era nato altrove da genitori siciliani, poi ritornati sull'isola. Diceva che sù lo sfottevano in quanto terrone e giù gli davano del polentone. Oggi posso dire di capirlo perfettamente.

Quando poi mi sono trasferito nel Grande Paesone m'è sembrato di tornare sull'isola: ed ancora battute in dialetto, ed ancora tradizioni del cazzo; differenza non so quanto importante, da "terun" sono diventato "maruchein". Uau. Esticazzi. 

Oggi sono diverso perché non ho la moto giusta, perché indosso la maglietta con il logo sbagliato, perché avendo avuto l'arco costituzionale in famiglia - ed avendolo poi votato dai 18 in su - non mi schiero da nessuna parte, non ho tessere in tasca; l'unica è stata un'esperienza fallimentare, ed è quell'esperienza che mi consente di dire: io so, io so perché c'ero, e con rispetto parlando voi sapete o credete di sapere perché lo leggete sui giornali. Io no.

Mi son fatto l'idea che qui in giro sia più importante sottolineare le differenze piuttosto che le comunanze. Mi sa che qui è fondamentale, è quasi nel DNA un cieco volersi o doversi schierare pro o contro a prescindere. E' radicato questo voler esaltare la propria tribù mettendola in primo piano rispetto a tutto e tutti. Si, esatto, tribù. 
"I miei valori, le mie tradizioni, il mio credo, la mia terra: sono tutti sacri, ed ovviamente PIU' sacri dei tuoi, baluba".
Cazzo. Sai che c'è? C'è che comincio veramente a starci stretto in questo modo di vedere le cose. Moooolto stretto.

Credo solo nell'onestà, nella correttezza, nel rispetto delle regole di civiltà - tutto il resto, per me, sono solo chiacchiere inutili. Sono "coperte di Linus" delle quali non ho né voglio avere bisogno. 
Sei frocio, sei negro, puttana, ti fai le canne, come cazzo ti vesti, ma che gente frequenti: sono semplicemente frasi - dettate da un ben preciso modo di vivere e vedere le cose - che a me non dicono un cazzo. Proprio niente. Finché le altrui libertà non confliggono con le mie chiunque può fare quel che vuole: vuoi danzare sotto la luna con un gonnellino di banane? Fallo. Vuoi sfondarti il fegato bevendo? Amen. Vuoi ascoltare musica techno nascosto dietro un paio di occhiali da sole? E a me che me frega?

Non mi porto nessun sacco di mattoni sulle spalle, non ho ingombranti tradizioni o lasciti morali da traghettare ai posteri. Di vincoli questa società del cazzo già me ne crea tanti, devo metterci il carico da undici? E perché? Per chi? Per il Re? Per il Papa? Per quale ragione devo crearmi barriere oltre a quelle che già esistono? Ma chi me lo fa fare?

A me piace viaggiare perché mi piace vedere posti sempre nuovi, nuovi sapori, nuovi odori. Nuove prospettive. A me piace viaggiare perché francamente dopo un pò m'annoio a parlare delle stesse cose. Mi piace ascoltare storie nuove, magari in lingue che ancora non parlo. 

A me piace scoprirle le differenze e mi diverto quando le trovo: perché se fossimo tutti uguali, ma lo sai che due palle?

domenica 28 luglio 2013

mercoledì 17 luglio 2013

Dimenticavo.

Finora su tutte le strade ho visto motards che salutano e si fermano se pensano che tu sia in difficoltà, automobilisti che si spostano per farti passare e che si fermano se stai per attraversare sulle strisce. Particolari di civiltà.

E alla fine, Varsavia!

Salutato l'amico Guglielmo e la splendida Cracovia il viaggio è ripreso alla volta della destinazione finale. Tutto ok, strada liscia come sono lisce le strade polacche (con i solchi dei mezzi pesanti...), motociclisti che ti salutano e si fermano a chiederti se va tutto bene quando ti vedono a bordo strada - stavo facendo una foto...
Tra Katowice e Lodz: il nulla. Niente. Nada. Tre stazioni di servizio chiuse e smantellate, quasi in panico finché non ho ne ho trovata una aperta. Poi ci si avvicina alle grosse città, ed in men che non si dica eccomi a Varsavia a consegnare la moto al suo padrone.
Tra un'oretta doccia cambio d'abito and so on :)

martedì 16 luglio 2013

Cracovia.

Una tappa interessante quella da Praga a Cracovia. Condita da tanta autobahn, tanto panorama, uma gomma di trattore persa sulla corsia di marcia da un camion del rusco. E poi l'ennesimo cambiamento di paesaggi, di contesto. Alla fine siamo arrivati in questa metropoli, albergo molto bello anche se senza bar. Giro in centro, mammamia! Praga è carina, ma qui siamo ad un'altro livello - e parliamo di architettura, movida e... gnocca. Vabbe, domani è un'altro giorno e si va a Varsavia. Nottebuona :)

Un po di foto di ieri ed oggi :)

lunedì 15 luglio 2013

Praga.

Partiti da Salisburgo - città un po triste, albergo molto carino: da tornarci - superiamo in scioltezza il confine in direzione Repubblica Ceca. Non prima di passare dal tempio consumistico del motociclista, dove risolvo il problema del bauletto (troppo grande per i suoi supporti...) e delle mie bretelle (troppo piccole per il mio supporto). Strada facendo ci imbattiamo in un enorme cantiere - stanno facendo l'autostrada, sembra stiamo costruendo una città. Pausa "imbiss" a ridosso del confine, poi si lascia l'Austria per le strade ordinarie - pure troppo... - della RepCeca. Traffico ai confini della realtà, sembra un enorme Brennero - la statale, dico. Poi eccola, la nuova autostrada: ti dice anche la temperatura dell'asfalto,  meco! E insomma gira che ti gira entriamo nella capitale: Praga. Superato lo choc del costo del parcheggio fscciamo due passi per rimirare il centro storico: da rimanere ore ed ore a fare "oohhhhhh!". Spettacoli architettonici, gnocca a dismisura, una cucina mooolto valida: città promossa a pienamente voti, da tornarci! E per oggi è tutto.

domenica 14 luglio 2013

E si continua.

Oggi giro di tutto rispetto: da menzionare il lago artificiale di  Sauris - quelle gallerie sono spettacolari! - Misurina, il passaggio veloce dall'amata Toblach (e qui si aprirebbe una parentesi, ma lasciam stare...).
Lasciati gli amici di T2R e del Motorrad io ed il prode Guglielmo ci siamo diretti verso il confine facendo il passo Stalle: carinissimo! Una strada sbarrata ci ha fatti deviare di circa centocinquanta chilometri, ma alla fine un po stanchini siamo arrivati a Salisburgo. Bel paesone, pieno di :)
Canticchiare l'inno alla gioia non mi rende simpatico, ma l'importante è sempre divertirsi. Adesso so da dove venivano le palle di Mozart che arrivavano sempre in ufficio.

Ah. Lo sapete come si chiama l'Algida qui in Austria? :))))