Si, viaggiare (meglio se in moto)
Appunti di viaggio e non :)
giovedì 19 gennaio 2017
MBE 2017
Questo week end io e Fabio "Bike" saremo presenti al primo evento dell'anno dedicato al mondo delle due ruote, il Motor Bike Expo di Verona. Evento atteso da tutti gli amanti delle moto e che si prevede avrà anche quest'anno un forte richiamo in termini di pubblico.
Prepararmi, mi sono preparato: ho annotato i nomi degli espositori che voglio andare a visitare, ho caricato tutte le batterie per il cellulare che ho in casa, la macchina fotografica e la action cam le ho, penso di portarmi dietro uno dei miei computer per scrivere qualcosa di interessante magari già domani sera. Insomma, la buona volontà c'è :)
Domani cercherò di essere in Fiera già nel dopopranzo per essere presente alla conferenza di "Sprint Race", l'idea del mio amico Andrea Ferdinandi; poi sarà la volta di RSA Selle - anche in questo caso c'è un Andrea di mezzo, forse è un nome che porta bene alle piccole e medie imprese legate al motociclismo :)
Poi cercherò di salutare il "quasi-compaesano" Totò Femia che presenterà le sue idee di viaggio a due ruote, quindi puntatina presso lo stand di Tosi per la foto di rito con Lello - il Ciao Piaggio di Henry Favre, rientrato da poco dal suo giro in Scozia. E come non passare a salutare Alessandro Wizz allo stand di Mototurismo già che siam lì?
Insomma: questo sarà un fine settimana di full immersion nel mondo delle due ruote, nel nostro mondo, in attesa della primavera che arriverà col suo carico di motogiri lungo lo stivale ed anche oltre :)
Se doveste incontrarci fermateci: un saluto ed un caffè in compagnia son sempre bene accetti :)
sabato 31 dicembre 2016
Ricorderò quest'anno per tante cose, alcune belle ed altre decisamente meno. Un anno come tanti alla fin fine, quando si diventa grandi si impara a non stupirsi più di niente - oppure semplicemente ci si abitua. Si, forse è questo: alla fine ci si abitua a tutto.
Ho lavorato, ho mangiato, ho girato in moto, ho passato notti insonni, ho pianto e riso, ho goduto (tanto, a dire il vero), mi sono rimboccato le maniche e mi sono rilassato in panciolle.
Per alcuni versi è stato un anno come gli altri; a differenza del passato ho iniziato a lavorare su un paio di idee che sono diventate piccoli progetti - una per tutte "Caschi Vostri", che è ancora acerbo ma che crescerà sicuramente. Ho conosciuto tante persone e da altre mi sono allontanato, non sono ancora dimagrito ma prima o poi qualcuno o qualcosa mi costringerà davvero ad iniziare una dieta e ad iscrivermi in palestra.
Ho visto tanti film, alcuni belli altri meno; ho scattato tante foto ed alcune sono piaciute anche tanto. Ho ascoltato poca musica, nel nuovo anno vorrò invertire il trend. Ho comperato dei maglioni economici che sono comodissimi e tre polo che mi piacciono tanto. Complessivamente credo di aver fumato meno dello scorso anno, e vorrei riuscire a diminuire ancora - smettere per adesso no, non c'è storia.
Il bilancio, per farla breve, di quest'anno che va a concludersi per me è positivo. Probabilmente anche perché il mio nuovo approccio alla vita inaugurato due anni fa mi rende meno passivo alle asperità, diciamo che se sei ottimista anche una giornata di pioggia ha degli aspetti positivi che ti fanno sorridere.
Ecco. Sorridere. Il trucco credo sia proprio questo.
Per riuscire ad andare avanti sono necessarie due cose: FARE e SORRIDERE.
Meno chiacchiere, meno sogni ad occhi aperti; più sudore sulla fronte, più esperienze. E sorridere sempre, sorridere per tutto e per tutti. Come uno scemo, forse: ma chi se ne frega se fa stare bene?
A tutte e tutti voi: che possiate sorridere sempre, che possiate ritrovare il sorriso se lo avete perso, che possiate continuare anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. Come disse un tale "se la vita è una barzelletta allora io voglio essere il comico".
Ho lavorato, ho mangiato, ho girato in moto, ho passato notti insonni, ho pianto e riso, ho goduto (tanto, a dire il vero), mi sono rimboccato le maniche e mi sono rilassato in panciolle.
Per alcuni versi è stato un anno come gli altri; a differenza del passato ho iniziato a lavorare su un paio di idee che sono diventate piccoli progetti - una per tutte "Caschi Vostri", che è ancora acerbo ma che crescerà sicuramente. Ho conosciuto tante persone e da altre mi sono allontanato, non sono ancora dimagrito ma prima o poi qualcuno o qualcosa mi costringerà davvero ad iniziare una dieta e ad iscrivermi in palestra.
Ho visto tanti film, alcuni belli altri meno; ho scattato tante foto ed alcune sono piaciute anche tanto. Ho ascoltato poca musica, nel nuovo anno vorrò invertire il trend. Ho comperato dei maglioni economici che sono comodissimi e tre polo che mi piacciono tanto. Complessivamente credo di aver fumato meno dello scorso anno, e vorrei riuscire a diminuire ancora - smettere per adesso no, non c'è storia.
Il bilancio, per farla breve, di quest'anno che va a concludersi per me è positivo. Probabilmente anche perché il mio nuovo approccio alla vita inaugurato due anni fa mi rende meno passivo alle asperità, diciamo che se sei ottimista anche una giornata di pioggia ha degli aspetti positivi che ti fanno sorridere.
Ecco. Sorridere. Il trucco credo sia proprio questo.
Per riuscire ad andare avanti sono necessarie due cose: FARE e SORRIDERE.
Meno chiacchiere, meno sogni ad occhi aperti; più sudore sulla fronte, più esperienze. E sorridere sempre, sorridere per tutto e per tutti. Come uno scemo, forse: ma chi se ne frega se fa stare bene?
A tutte e tutti voi: che possiate sorridere sempre, che possiate ritrovare il sorriso se lo avete perso, che possiate continuare anche quando tutto sembra andare per il verso sbagliato. Come disse un tale "se la vita è una barzelletta allora io voglio essere il comico".
sabato 30 aprile 2016
La riviera del Brenta
Siamo in un interno. Lo sappiamo
solo perché è scritto nella sceneggiatura, voglio precisarlo perché non c’è
luce in questo interno. O meglio, un po’ di luce filtra dalla tapparella non
perfettamente chiusa, una vecchia tapparella in legno le cui assi non combaciano
più perfettamente.
Un curioso rumore riempie questo
buio, ricorda una sega che sta affrontando un grosso ciocco di legno. Sto
dormendo. Sto russando. Capita. Squilla il telefono.
“Hobbit? Ciao, che fai, hai
impegni stamattina? Ti va di accompagnarmi da Paolo a ritirare la moto? È lì
per il tagliando, se vieni su ti pago la colazione e ti porto a vedere la
riviera del Brenta”
“Machemminch… Giovà, ma sei tu? Ma che ore sono? Figa! Son
le sette! Giovà, è sabato, stavo dormen… la riviera del Brenta? Cos’è? Che
tempo c’è fuori? Daje, mi vesto e arrivo, dammi un paio d’ore.”
- In realtà questa conversazione
così come la leggete non c’è mai stata, ho “romanzato” un po’ per mio e vostro
diletto: ma rende comunque bene l’idea di quando stamane alle sette la sveglia
mi ha tirato giù dal letto -
Il mio amico Giovanni mi ha
proposto un girello sulla riviera del Brenta, ed avendone sempre sentito
parlare un gran bene ho voluto approfittare dell’invito per un giro a corto
raggio ma non per questo meno piacevole.
Giro puramente turistico: è sabato,
non ho voglia di consumare gomme e benzina e se possibile vorrei vedere
qualcosa oltre all’asfalto ed al culo delle auto che mi precedono.
Da Copparo a Padova sulla Statale
16 qualcosina da vedere c’è: attraversi paesini carini e vivaci dai nomi per me
divertenti od improbabili (Boara Pisani, Battaglia Terme), vedi qualche villa
cadente ma che fu uno splendore, non è veloce e pulita come l’autostrada ma se
hai voglia di cazzeggiare rimanendo immerso nel territorio non è una brutta
strada.
In moto. In macchina, al sabato mattina, inizi a bestemmiare quando
esci dal garage e finisci quando rientri a casa.
Giovanni ha una Honda CB1000R ed
essendo un utente preciso e puntiglioso per i suoi tagliandi la porta da Paolo
di Mototecnica a Campodarsego (ieri conce ed officina Honda, oggi Triumph). Da
quel che mi racconta Giovanni i ragazzi in officina ne sanno a pacchi, sono
bravi ed attenti – io posso solo dirvi che Paolo (conosciuto durante un giro
col gruppo dei Motosuini) è un tipo tranquillo simpatico ed alla mano e se
abitassi da quelle parti non avrei dubbi circa i tagliandi e gli interventi
all’Enterprise.
Un paio di gioiellini pronti al demo ride da Mototecnica |
Ritirata la piccola e snella
bicicletta alata (piccola si, soprattutto se paragonata al mio Scania!) rientriamo
verso Padova per poi dirigerci placidamente verso Noventa, Stra e quindi Dolo –
dove ci fermiamo a fare “pausa svacco”.
A Stra c’è un posto che
meriterebbe (e meriterà appena possibile) una gita dedicata: Villa Pisani.
Enorme. Con un parco enorme. Con una splendida R1200RT bordeaux parcheggiata
davanti all’ingresso principale, ma questo è un dettaglio che noto solo io che
sono evidentemente di parteJ
Villa Pisani: un giochino da 150 camere che hanno ospitato la storia
(letteralmente, da Napoleone al “magic duo” Benito e Adolfo fino a Pasolini) ed
un parco di undici ettari, un posticino da nulla insomma!
Tipico monolocale della zona... |
Il giro continua costeggiando dolcemente
il Brenta, si fa qualche curvetta allegra; arrivati a Dolo Giovanni propone una
pausa.
Dolo: uno di quei posti di cui conosco il nome da sempre ma che non
c’ero mai stato – nonostante alla fin fine non è che adesso che vivo nel
ferrarese sia lontanissimo… E’ un paesino grazioso, ed il posto dove ci
fermiamo è carinissimo.
Attraversiamo
la strada e siamo sulla riva, siamo tentati di fermarci a mangiare una pizza da
Cristo – non sono blasfemo, 'sta pizzeria si chiama così… - ma rimango incantato dal molino,
così facciamo pit stop tecnico “Ai molini”.
Il molino di Dolo |
Pace, tranquilità, belle ragazze
che passano e spassano, branchi di turisti d’una certa età che osservano
commentano e fotografano, io che mi abbronzo alla velocità della luce (siamo
all’aperto ed oggi c’è davvero un gran sole): è davvero un bell’angolino
d’Italia e del Veneto, merita un passaggio. Mangiamo un boccone, scambiamo due
chiacchiere con la (bella e simpatica) ragazza che ci serve al tavolo, evitiamo
che i piccioni in picchiata ci colpiscano, risaliamo in sella. La temperatura è
decisamente salita da stamattina, ci saranno venti e passa gradi e rimettere
paraschiena giacca casco e guanti è uno sport penoso – prossimo giro turistico
da ste parti: jeans e maglietta, siamo già in stagione…
La bella vista dal nostro tavolo |
Uscendo da Dolo sulla riva
opposta l’elaborato complesso di Villa Velluti attira la mia attenzione, superiamo
Mira, raggiungiamo Fusina da dove partono i traghetti per la Serenissima: devo
proprio tornarci da ste parti J
Le nostre "ragazze" :) |
Il rientro è come tutti i
rientri: un po’ sottotono. Giusto per vivacizzarlo affronto una piccola rotonda
in maniera errata e rischio di finire per terra – niente di serio, ho un po’
perso il posteriore e mi si stava chiudendo l’anteriore: cose che succedono se
il libretto d’uso e manutenzione ti dice che devi tenere le gomme a 2,5/2,9 e
tu per fare l’originale le porti a spasso a 2,7/2,5 J
Dai, per essere un giro
tranquillo direi che i miei quasi 300km anche oggi li ho fatti. Sono grato al
mio “fradeo motard” Giovanni per avermi fatto da guida in questa piacevole
passeggiata, appena possibile tornerò con più tempo a disposizione e magari anche
una macchina fotografica ;)
CREDITS:
Giovanni P. - Padova
venerdì 30 ottobre 2015
Tra le nuvole
[Se stai leggendo questo post da un pc, segui questo link: abbassa un pò il volume delle casse ed ascolta la colonna sonora di queste parole]
Equilibrio.
Rimanere in equilibrio è importante, ci impedisce di cadere, di farci male.
Ognuno di noi ha un suo personale equilibrio, è una banalità dirlo - me ne rendo conto - ma ciò non ne diminuisce l'importanza. C'è chi ama viaggiare, chi s'illumina osservando lo stesso angolo di città la mattina al bar mentre fa colazione, chi ritrova se stesso guardando il suo monitor in ufficio.
Ok, io amo viaggiare.
In effetti SO che in qualche modo questo significa che non amo particolarmente i legami, che ho una soglia della noia molto bassa, forse che sono un pò superficiale. In effetti non è che queste considerazioni mi interessino più di tanto: adoro vivere realtà differenti minuto dopo minuto, mi piace scoprire cose posti o persone sempre nuovi; viaggiare è in un certo senso prendere le redini della propria vita, guidarsi da qualche parte. A me piace guidare per il gusto di guidare, la meta m'interessa il giusto. Mi piace fare esperienza sullo stesso tracciato perfezionandolo fino al poterlo fare ad occhi chiusi, ma quando/appena possibile mi piace cambiarlo: inventare qualcosa di nuovo, togliermi le ragnatele di dosso e partire verso l'ignoto. Rimettermi in gioco. Rimettermi in discussione.
Una volta scrissi che "sono un motociclista, se mi fermo cado": è una specie di metafora ovviamente, esiste il cavalletto; ma il concetto, l'idea è che su due ruote l'equilibrio è costantemente instabile, l'equilibrio è garantito solo dal continuo muoversi. Va bene, è un concetto facilmente discutibile ma non mi interessa: a me piace come immagine, vedetela solo come tale.
Di recente ho avuto occasione di vedere un film molto carino, a suo modo una delicata poesia che per almeno tre ragioni tocca le mie corde in profondità e mi fa fermare un attimo (metto il cavalletto...) a discutere, a ragionare, a pensare. Il film si chiama "Tra le nuvole" (titolo originale "Up in the air"), è del 2010 e tra gli interpreti ci sono due attori che amo molto. Il protagonista indossa alcuni "abiti mentali" che conosco perfettamente, il contesto l'ho vissuto in prima persona pochissimo tempo fa. Si parla della crisi negli States, di tagliatori di teste (in senso lavorativo), di vite costruite su certezze che da un giorno all'altro svaniscono, della capacità ma anche della difficoltà di cambiare rotta dopo decenni di abitudini. La comfort zone che all'improvviso si rivela per quella gran fregatura che è. Mai adagiarsi sugli allori, rimanere sempre svegli e attenti perché il domani è sempre incerto. Tutto questo nuotando controcorrente, andando contro la naturale propensione dell'uomo a costruire la sua caverna/trovare una madre per i suoi figli/portare a casa le bistecche. Di brontosauro.
Qual'è alla fine la scelta giusta? Qual'è la cosa giusta da fare?
Non lo so. Se lo sapessi non sarei qui a scrivere questi appunti, la starei facendo.
Ho avuto la fortuna di vivere in almeno quattro "esperienze" fino ad oggi tanto la stabilità - affettiva, lavorativa, sociale - quanto l'improvviso radicale cambiamento. Il cambiamento non è nostro nemico, ci mantiene vivi; certo, è scomodo: si fa una fatica enorme ad accettarlo, a cercare le ragioni della sua ineluttabilità e le contromisure difensive. Alla fine però, se si riesce a sopravvivere, è gratificante guardarsi alle spalle e dirsi: ce l'ho fatta, cazzo.
Ho perso il filo.
Non ricordo più qual'era il messaggio che volevo trasmettere scrivendo questo post sul mio blog.
Ma non importa, in fin dei conti non è necessario voler per forza trasmettere un messaggio :)
Equilibrio.
Rimanere in equilibrio è importante, ci impedisce di cadere, di farci male.
Ognuno di noi ha un suo personale equilibrio, è una banalità dirlo - me ne rendo conto - ma ciò non ne diminuisce l'importanza. C'è chi ama viaggiare, chi s'illumina osservando lo stesso angolo di città la mattina al bar mentre fa colazione, chi ritrova se stesso guardando il suo monitor in ufficio.
Ok, io amo viaggiare.
In effetti SO che in qualche modo questo significa che non amo particolarmente i legami, che ho una soglia della noia molto bassa, forse che sono un pò superficiale. In effetti non è che queste considerazioni mi interessino più di tanto: adoro vivere realtà differenti minuto dopo minuto, mi piace scoprire cose posti o persone sempre nuovi; viaggiare è in un certo senso prendere le redini della propria vita, guidarsi da qualche parte. A me piace guidare per il gusto di guidare, la meta m'interessa il giusto. Mi piace fare esperienza sullo stesso tracciato perfezionandolo fino al poterlo fare ad occhi chiusi, ma quando/appena possibile mi piace cambiarlo: inventare qualcosa di nuovo, togliermi le ragnatele di dosso e partire verso l'ignoto. Rimettermi in gioco. Rimettermi in discussione.
Una volta scrissi che "sono un motociclista, se mi fermo cado": è una specie di metafora ovviamente, esiste il cavalletto; ma il concetto, l'idea è che su due ruote l'equilibrio è costantemente instabile, l'equilibrio è garantito solo dal continuo muoversi. Va bene, è un concetto facilmente discutibile ma non mi interessa: a me piace come immagine, vedetela solo come tale.
Di recente ho avuto occasione di vedere un film molto carino, a suo modo una delicata poesia che per almeno tre ragioni tocca le mie corde in profondità e mi fa fermare un attimo (metto il cavalletto...) a discutere, a ragionare, a pensare. Il film si chiama "Tra le nuvole" (titolo originale "Up in the air"), è del 2010 e tra gli interpreti ci sono due attori che amo molto. Il protagonista indossa alcuni "abiti mentali" che conosco perfettamente, il contesto l'ho vissuto in prima persona pochissimo tempo fa. Si parla della crisi negli States, di tagliatori di teste (in senso lavorativo), di vite costruite su certezze che da un giorno all'altro svaniscono, della capacità ma anche della difficoltà di cambiare rotta dopo decenni di abitudini. La comfort zone che all'improvviso si rivela per quella gran fregatura che è. Mai adagiarsi sugli allori, rimanere sempre svegli e attenti perché il domani è sempre incerto. Tutto questo nuotando controcorrente, andando contro la naturale propensione dell'uomo a costruire la sua caverna/trovare una madre per i suoi figli/portare a casa le bistecche. Di brontosauro.
Qual'è alla fine la scelta giusta? Qual'è la cosa giusta da fare?
Non lo so. Se lo sapessi non sarei qui a scrivere questi appunti, la starei facendo.
Ho avuto la fortuna di vivere in almeno quattro "esperienze" fino ad oggi tanto la stabilità - affettiva, lavorativa, sociale - quanto l'improvviso radicale cambiamento. Il cambiamento non è nostro nemico, ci mantiene vivi; certo, è scomodo: si fa una fatica enorme ad accettarlo, a cercare le ragioni della sua ineluttabilità e le contromisure difensive. Alla fine però, se si riesce a sopravvivere, è gratificante guardarsi alle spalle e dirsi: ce l'ho fatta, cazzo.
Ho perso il filo.
Non ricordo più qual'era il messaggio che volevo trasmettere scrivendo questo post sul mio blog.
Ma non importa, in fin dei conti non è necessario voler per forza trasmettere un messaggio :)
mercoledì 24 dicembre 2014
Racconto di Natale
Sono già le dieci di questa luminosa e relativamente calda serata di vigilia di Natale, ed io sono sul balcone della mia finestra in maniche corte a fumare una sigaretta dopo la cena in famiglia.
Mi annoio, ed un pò mi deprimo sotto le feste: forse perché non ci sono luminarie in strada, né gente, qui sembra tutto spento. Ma probabilmente sarei stato depresso anche con la folla, le campane e tutto il resto della coreografia tradizionale. Abbasso gli occhi sulla cenere che cade ai miei piedi. Credo che sia un misto tra la perdita delle ingenuità infantili ed altri pensieri che in questo periodo tornano a galla.
Quest'anno credo sia anche per te. No, intendimi, non è che mi deprimo pensando a te - al contrario, semmai; mi deprimo perché penso a quanto sarebbe stato bello passare queste sere di - si suppone - gioia e festa insieme a te. Che non si può, lo so, ma non posso impedirmi di pensarlo.
E allora sogno un pò ad occhi aperti.
Sogno di portarti in auto sù in cima all'Etna, nel piazzale del Rifugio Sapienza, e lì a mezzanotte stappare una boccia di bollicine; sogno di farti gli auguri guardandoti negli occhi e subito dopo sogno di darti un bacio. Natalizio. Non so di preciso come può essere un bacio natalizio, boh? Immagino sia più lieve, più morbido, che ne so: più innamorato, ecco.
Sogno che ci abbracciamo guardando il panorama di luci in lontananza, un mare di brillanti appoggiati sul fianco della Montagna. Lo sai che noi siciliani l'Etna - che è un vulcano - lo chiamiamo "la montagna"? Non so bene perché, ma è da sempre. Vabbé, non è importante. Sogno che ti piace, che è la prima volta che vieni qui, è uno spettacolo unico. Ogni tanto, nel silenzio pressocché totale della notte, si sente come un respiro profondo ed affannato: è "la montagna" che vive, sono i gas che ritmicamente vengono espulsi dal cratere - ma preferisco pensare che ci troviamo su un enorme essere vivente, è più romantico.
Rientriamo in auto, piano piano torniamo verso casa. Prima di uscire ho configurato il termostato a 19°, so che sei freddolosa. Rientriamo da Zafferana, mi piacciono le luci di cui si veste questo piccolo gioiellino di paese dai primi giorni di Dicembre. Per strada ascoltiamo un pò di musica, lascio che sia tu a scegliere la colonna sonora. Ogni tanto vengo a cercare la tua mano con la mia, l'accarezzo, sorrido - non ti guardo ma so che stai sorridendo anche tu.
Non parliamo molto. Il bello del nostro feeling è non sentire la necessità di riempire questi vuoti con parole inutili. Ci siamo, ci sentiamo nel nostro essere vicini e tanto basta. Quando entriamo in casa un piacevole tepore ti avvolge - a me dà quasi fastidio, appena in salotto mi levo il maglione e rimango in t-shirt. Alla tivù scorrono le immagini della tua playlist di Youtube, avevamo lasciato tutto acceso.
Mentre tu vai in bagno a lavarti io mi verso un pò di whisky ed accendo l'ultima sigaretta della giornata. Controllo lo smartphone per vedere quante notifiche sono arrivate, il contatore ne indica una trentina - auguri dagli amici, aggiornamenti dalle pagine di Facebook, cinque email. Lo poso sul divano. Sono stranamente sereno, non c'è nessuna nuvola a sporcare il mio cielo interiore. E' tutto merito tuo, e sorrido mentre lo penso. E' averti qui con me che mi regala questa sensazione di pace. E' sapere che tra poco saremo insieme sotto al piumone - io con il cerotto sul naso per non russare, ma da quando mi hai messo a dieta pian pianino sto russando di meno. Forse un giorno smetterò.
Vengo da te in camera, tu stai sfogliando una rivista e sorridi quando entro. Indosso il pigiama che mi hai regalato, mi infilo sotto le coperte e prendo dal comò l'ultimo libro di Carlotto. Faccio finta di leggerne un paio di pagine poi lo poso e mi giro verso di te. Ti guardo. Ti amo. Posi la rivista, spegniamo gli abat jour, accendiamo la nostra notte di vigilia.
Spengo quel che rimane della sigaretta, ritorno alla realtà. Espiro fumo. Un ultimo sguardo alla strada ed alle luci di Taormina in lontananza, poi rientro in camera. Tra pochi minuti sarà Natale. Tanti auguri. Buonanotte.
Mi annoio, ed un pò mi deprimo sotto le feste: forse perché non ci sono luminarie in strada, né gente, qui sembra tutto spento. Ma probabilmente sarei stato depresso anche con la folla, le campane e tutto il resto della coreografia tradizionale. Abbasso gli occhi sulla cenere che cade ai miei piedi. Credo che sia un misto tra la perdita delle ingenuità infantili ed altri pensieri che in questo periodo tornano a galla.
Quest'anno credo sia anche per te. No, intendimi, non è che mi deprimo pensando a te - al contrario, semmai; mi deprimo perché penso a quanto sarebbe stato bello passare queste sere di - si suppone - gioia e festa insieme a te. Che non si può, lo so, ma non posso impedirmi di pensarlo.
E allora sogno un pò ad occhi aperti.
Sogno di portarti in auto sù in cima all'Etna, nel piazzale del Rifugio Sapienza, e lì a mezzanotte stappare una boccia di bollicine; sogno di farti gli auguri guardandoti negli occhi e subito dopo sogno di darti un bacio. Natalizio. Non so di preciso come può essere un bacio natalizio, boh? Immagino sia più lieve, più morbido, che ne so: più innamorato, ecco.
Sogno che ci abbracciamo guardando il panorama di luci in lontananza, un mare di brillanti appoggiati sul fianco della Montagna. Lo sai che noi siciliani l'Etna - che è un vulcano - lo chiamiamo "la montagna"? Non so bene perché, ma è da sempre. Vabbé, non è importante. Sogno che ti piace, che è la prima volta che vieni qui, è uno spettacolo unico. Ogni tanto, nel silenzio pressocché totale della notte, si sente come un respiro profondo ed affannato: è "la montagna" che vive, sono i gas che ritmicamente vengono espulsi dal cratere - ma preferisco pensare che ci troviamo su un enorme essere vivente, è più romantico.
Rientriamo in auto, piano piano torniamo verso casa. Prima di uscire ho configurato il termostato a 19°, so che sei freddolosa. Rientriamo da Zafferana, mi piacciono le luci di cui si veste questo piccolo gioiellino di paese dai primi giorni di Dicembre. Per strada ascoltiamo un pò di musica, lascio che sia tu a scegliere la colonna sonora. Ogni tanto vengo a cercare la tua mano con la mia, l'accarezzo, sorrido - non ti guardo ma so che stai sorridendo anche tu.
Non parliamo molto. Il bello del nostro feeling è non sentire la necessità di riempire questi vuoti con parole inutili. Ci siamo, ci sentiamo nel nostro essere vicini e tanto basta. Quando entriamo in casa un piacevole tepore ti avvolge - a me dà quasi fastidio, appena in salotto mi levo il maglione e rimango in t-shirt. Alla tivù scorrono le immagini della tua playlist di Youtube, avevamo lasciato tutto acceso.
Mentre tu vai in bagno a lavarti io mi verso un pò di whisky ed accendo l'ultima sigaretta della giornata. Controllo lo smartphone per vedere quante notifiche sono arrivate, il contatore ne indica una trentina - auguri dagli amici, aggiornamenti dalle pagine di Facebook, cinque email. Lo poso sul divano. Sono stranamente sereno, non c'è nessuna nuvola a sporcare il mio cielo interiore. E' tutto merito tuo, e sorrido mentre lo penso. E' averti qui con me che mi regala questa sensazione di pace. E' sapere che tra poco saremo insieme sotto al piumone - io con il cerotto sul naso per non russare, ma da quando mi hai messo a dieta pian pianino sto russando di meno. Forse un giorno smetterò.
Vengo da te in camera, tu stai sfogliando una rivista e sorridi quando entro. Indosso il pigiama che mi hai regalato, mi infilo sotto le coperte e prendo dal comò l'ultimo libro di Carlotto. Faccio finta di leggerne un paio di pagine poi lo poso e mi giro verso di te. Ti guardo. Ti amo. Posi la rivista, spegniamo gli abat jour, accendiamo la nostra notte di vigilia.
Spengo quel che rimane della sigaretta, ritorno alla realtà. Espiro fumo. Un ultimo sguardo alla strada ed alle luci di Taormina in lontananza, poi rientro in camera. Tra pochi minuti sarà Natale. Tanti auguri. Buonanotte.
sabato 20 dicembre 2014
La strada.
Parto.
Ancora.
Sono le cinque del mattino. Spengo la sveglia del cellulare, mi rigiro sul cuscino e sonnecchio per cinque minuti. Poi mi alzo. Bagno, pipì, doccia calda. Macchina del caffé carica ed accesa, mentre va in temperatura chiudo le borse preparate quattro ore fa e preparo l'abbigliamento da viaggio: giacca e pantaloni in cordura, stivali, controllo la batteria dell'interfono bluetooth. Caffé e sigaretta sul balcone e la fisiologia segue il suo corso. Mi vesto.
Chiudo acqua e gas, abbasso le tapparelle, controllo che sia tutto in ordine ed esco da casa.
Lei riposa infreddolita, spero che la batteria non mi faccia scherzi per il freddo e - no, parte al primo colpo. Mentre il motore si riscalda carico le borse nelle valigie laterali, metto il sottocasco ed i sottoguanti in seta perché fa un bel freschino - mi sarò coperto abbastanza?
Sono in sella.
Dopo due chilometri entro in autostrada, direzione Sud: direzione casa!
Quest'anno sono andato già due volte a casa in moto: era estate, le giornate erano lunghe e sopratutto calde - forse anche troppo, dietro la plancia della moto ho fatto dei bagni di sudore, oggi non credo succederà...
L'Appennino è buio e freddo a quest'ora del mattino. Il computer di bordo mi segnala una temperatura esterna di 2,5° e lampeggia per il rischio di ghiaccio. Ho ancora un pò di sonno, in un certo senso sono già stanco, vorrei già essere a casa: ma so che appena uscirà il sole inizierò a riempirmi gli occhi ed il cuore dei panorami che conosco bene, panorami vissuti velocemente tante volte. L'Italia vista a 140kmh dalla sua spina dorsale d'asfalto mi piace, mi affascina.
E mi affascina pensare che in dodici ore posso attraversarla quasi per intero. Al mattino soccmel ed alla sera minchia. Al mattino turtlen ed alla sera pasta chi saiddi. E' bello.
Ci aggiorniamo strada facendo, buona giornata :)
Ancora.
Sono le cinque del mattino. Spengo la sveglia del cellulare, mi rigiro sul cuscino e sonnecchio per cinque minuti. Poi mi alzo. Bagno, pipì, doccia calda. Macchina del caffé carica ed accesa, mentre va in temperatura chiudo le borse preparate quattro ore fa e preparo l'abbigliamento da viaggio: giacca e pantaloni in cordura, stivali, controllo la batteria dell'interfono bluetooth. Caffé e sigaretta sul balcone e la fisiologia segue il suo corso. Mi vesto.
Chiudo acqua e gas, abbasso le tapparelle, controllo che sia tutto in ordine ed esco da casa.
Lei riposa infreddolita, spero che la batteria non mi faccia scherzi per il freddo e - no, parte al primo colpo. Mentre il motore si riscalda carico le borse nelle valigie laterali, metto il sottocasco ed i sottoguanti in seta perché fa un bel freschino - mi sarò coperto abbastanza?
Sono in sella.
Dopo due chilometri entro in autostrada, direzione Sud: direzione casa!
Quest'anno sono andato già due volte a casa in moto: era estate, le giornate erano lunghe e sopratutto calde - forse anche troppo, dietro la plancia della moto ho fatto dei bagni di sudore, oggi non credo succederà...
L'Appennino è buio e freddo a quest'ora del mattino. Il computer di bordo mi segnala una temperatura esterna di 2,5° e lampeggia per il rischio di ghiaccio. Ho ancora un pò di sonno, in un certo senso sono già stanco, vorrei già essere a casa: ma so che appena uscirà il sole inizierò a riempirmi gli occhi ed il cuore dei panorami che conosco bene, panorami vissuti velocemente tante volte. L'Italia vista a 140kmh dalla sua spina dorsale d'asfalto mi piace, mi affascina.
E mi affascina pensare che in dodici ore posso attraversarla quasi per intero. Al mattino soccmel ed alla sera minchia. Al mattino turtlen ed alla sera pasta chi saiddi. E' bello.
Ci aggiorniamo strada facendo, buona giornata :)
lunedì 3 novembre 2014
Dillo alla Luna (no, non porterà fortuna).
Ed è una notte bellissima, e c'è un cielo blu scuro scuro con una Luna che occhieggia, che ti fa cenno d'esserci - fa quasi "ciao" con la manina, se solo avesse una manina. Se solo potesse dire "ciao".
E c'è un vento caldo, fantastico a quest'ora di notte.
E mentre torno a casa ci sono le foglie sulla strada che danzano, le nuvole in alto che viaggiano veloci.
E la mia "bambina meccanica" sente le emozioni del "babbo" e allora setto le sospensioni in modalità sport e torno a casa in due minuti e mezzo circa. Il motore si fa sentire, non saranno i diecimilaecinquecento giri al minuto di un quattro cilindri in linea ma va bene così. Va bene così.
E forse ho scelto il giorno giusto per decidere, o forse no, forse ho sbagliato. Ma d'altraparte non esiste un manuale per certe cose, certi momenti.
E fumo, fumo troppo: ma con tutto quello che sto vivendo negli ultimi mesi ci sta, fa male alla salute ma ci sta, almeno da questo in parte voglio assolvermi.
Mi tolgo la giacca, apro la finestra, mi siedo dietro al pc; entra il vento a farmi compagnia, muove il fumo dell'ultima Camel della giornata, immagino che mi accarezzi, che mi circondi per portar via i cattivi pensieri.
Accolgo la notte, lascio che la stanchezza vinca, voglio un oblio di almeno sei ore per ricaricare le pile e ricominciare domani con un pò di spunto. Senza di te. Che non ci sarai, ma non potevi esserci.
Bah.
Dicono che prima o poi la ruota girerà a favore: aspettiamo, son qui, vediamo un pò se.
E c'è un vento caldo, fantastico a quest'ora di notte.
E mentre torno a casa ci sono le foglie sulla strada che danzano, le nuvole in alto che viaggiano veloci.
E la mia "bambina meccanica" sente le emozioni del "babbo" e allora setto le sospensioni in modalità sport e torno a casa in due minuti e mezzo circa. Il motore si fa sentire, non saranno i diecimilaecinquecento giri al minuto di un quattro cilindri in linea ma va bene così. Va bene così.
E forse ho scelto il giorno giusto per decidere, o forse no, forse ho sbagliato. Ma d'altraparte non esiste un manuale per certe cose, certi momenti.
E fumo, fumo troppo: ma con tutto quello che sto vivendo negli ultimi mesi ci sta, fa male alla salute ma ci sta, almeno da questo in parte voglio assolvermi.
Mi tolgo la giacca, apro la finestra, mi siedo dietro al pc; entra il vento a farmi compagnia, muove il fumo dell'ultima Camel della giornata, immagino che mi accarezzi, che mi circondi per portar via i cattivi pensieri.
Accolgo la notte, lascio che la stanchezza vinca, voglio un oblio di almeno sei ore per ricaricare le pile e ricominciare domani con un pò di spunto. Senza di te. Che non ci sarai, ma non potevi esserci.
Bah.
Dicono che prima o poi la ruota girerà a favore: aspettiamo, son qui, vediamo un pò se.
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