mercoledì 24 dicembre 2014

Racconto di Natale

Sono già le dieci di questa luminosa e relativamente calda serata di vigilia di Natale, ed io sono sul balcone della mia finestra in maniche corte a fumare una sigaretta dopo la cena in famiglia.

Mi annoio, ed un pò mi deprimo sotto le feste: forse perché non ci sono luminarie in strada, né gente, qui sembra tutto spento. Ma probabilmente sarei stato depresso anche con la folla, le campane e tutto il resto della coreografia tradizionale. Abbasso gli occhi sulla cenere che cade ai miei piedi. Credo che sia un misto tra la perdita delle ingenuità infantili ed altri pensieri che in questo periodo tornano a galla.

Quest'anno credo sia anche per te. No, intendimi, non è che mi deprimo pensando a te - al contrario, semmai; mi deprimo perché penso a quanto sarebbe stato bello passare queste sere di - si suppone - gioia e festa insieme a te. Che non si può, lo so, ma non posso impedirmi di pensarlo.

E allora sogno un pò ad occhi aperti.
Sogno di portarti in auto sù in cima all'Etna, nel piazzale del Rifugio Sapienza, e lì a mezzanotte stappare una boccia di bollicine; sogno di farti gli auguri guardandoti negli occhi e subito dopo sogno di darti un bacio. Natalizio. Non so di preciso come può essere un bacio natalizio, boh? Immagino sia più lieve, più morbido, che ne so: più innamorato, ecco.

Sogno che ci abbracciamo guardando il panorama di luci in lontananza, un mare di brillanti appoggiati sul fianco della Montagna. Lo sai che noi siciliani l'Etna - che è un vulcano - lo chiamiamo "la montagna"? Non so bene perché, ma è da sempre. Vabbé, non è importante. Sogno che ti piace, che è la prima volta che vieni qui, è uno spettacolo unico. Ogni tanto, nel silenzio pressocché totale della notte, si sente come un respiro profondo ed affannato: è "la montagna" che vive, sono i gas che ritmicamente vengono espulsi dal cratere - ma preferisco pensare che ci troviamo su un enorme essere vivente, è più romantico.

Rientriamo in auto, piano piano torniamo verso casa. Prima di uscire ho configurato il termostato a 19°, so che sei freddolosa. Rientriamo da Zafferana, mi piacciono le luci di cui si veste questo piccolo gioiellino di paese dai primi giorni di Dicembre. Per strada ascoltiamo un pò di musica, lascio che sia tu a scegliere la colonna sonora. Ogni tanto vengo a cercare la tua mano con la mia, l'accarezzo, sorrido - non ti guardo ma so che stai sorridendo anche tu.

Non parliamo molto. Il bello del nostro feeling è non sentire la necessità di riempire questi vuoti con parole inutili. Ci siamo, ci sentiamo nel nostro essere vicini e tanto basta. Quando entriamo in casa un piacevole tepore ti avvolge - a me dà quasi fastidio, appena in salotto mi levo il maglione e rimango in t-shirt. Alla tivù scorrono le immagini della tua playlist di Youtube, avevamo lasciato tutto acceso.

Mentre tu vai in bagno a lavarti io mi verso un pò di whisky ed accendo l'ultima sigaretta della giornata. Controllo lo smartphone per vedere quante notifiche sono arrivate, il contatore ne indica una trentina - auguri dagli amici, aggiornamenti dalle pagine di Facebook, cinque email. Lo poso sul divano. Sono stranamente sereno, non c'è nessuna nuvola a sporcare il mio cielo interiore. E' tutto merito tuo, e sorrido mentre lo penso. E' averti qui con me che mi regala questa sensazione di pace. E' sapere che tra poco saremo insieme sotto al piumone - io con il cerotto sul naso per non russare, ma da quando mi hai messo a dieta pian pianino sto russando di meno. Forse un giorno smetterò.

Vengo da te in camera, tu stai sfogliando una rivista e sorridi quando entro. Indosso il pigiama che mi hai regalato, mi infilo sotto le coperte e prendo dal comò l'ultimo libro di Carlotto. Faccio finta di leggerne un paio di pagine poi lo poso e mi giro verso di te. Ti guardo. Ti amo. Posi la rivista, spegniamo gli abat jour, accendiamo la nostra notte di vigilia.

Spengo quel che rimane della sigaretta, ritorno alla realtà. Espiro fumo. Un ultimo sguardo alla strada ed alle luci di Taormina in lontananza, poi rientro in camera. Tra pochi minuti sarà Natale. Tanti auguri. Buonanotte.


sabato 20 dicembre 2014

La strada.

Parto.
Ancora.

Sono le cinque del mattino. Spengo la sveglia del cellulare, mi rigiro sul cuscino e sonnecchio per cinque minuti. Poi mi alzo. Bagno, pipì, doccia calda. Macchina del caffé carica ed accesa, mentre va in temperatura chiudo le borse preparate quattro ore fa e preparo l'abbigliamento da viaggio: giacca e pantaloni in cordura, stivali, controllo la batteria dell'interfono bluetooth. Caffé e sigaretta sul balcone e la fisiologia segue il suo corso. Mi vesto.

Chiudo acqua e gas, abbasso le tapparelle, controllo che sia tutto in ordine ed esco da casa.

Lei riposa infreddolita, spero che la batteria non mi faccia scherzi per il freddo e - no, parte al primo colpo. Mentre il motore si riscalda carico le borse nelle valigie laterali, metto il sottocasco ed i sottoguanti in seta perché fa un bel freschino - mi sarò coperto abbastanza?

Sono in sella.

Dopo due chilometri entro in autostrada, direzione Sud: direzione casa!
Quest'anno sono andato già due volte a casa in moto: era estate, le giornate erano lunghe e sopratutto calde - forse anche troppo, dietro la plancia della moto ho fatto dei bagni di sudore, oggi non credo succederà...

L'Appennino è buio e freddo a quest'ora del mattino. Il computer di bordo mi segnala una temperatura esterna di 2,5° e lampeggia per il rischio di ghiaccio. Ho ancora un pò di sonno, in un certo senso sono già stanco, vorrei già essere a casa: ma so che appena uscirà il sole inizierò a riempirmi gli occhi ed il cuore dei panorami che conosco bene, panorami vissuti velocemente tante volte. L'Italia vista a 140kmh dalla sua spina dorsale d'asfalto mi piace, mi affascina.

E mi affascina pensare che in dodici ore posso attraversarla quasi per intero. Al mattino soccmel ed alla sera minchia. Al mattino turtlen ed alla sera pasta chi saiddi. E' bello.

Ci aggiorniamo strada facendo, buona giornata :)