E' da quando avevo sette anni circa che mi danno del diverso. Da quando avevo sette anni.
Diverso.
Diverso per sangue, perché anche se sono nato a Catania il mio sangue è calabrese. Diverso perché sapevo leggere e scrivere quando gli altri ancora riempivano i quaderni di stanghette. Diverso perché in casa non s'è mai parlato altra lingua che l'italiano - e non conoscere il dialetto della terra dove vivi ti garantisco che non è stata una passeggiata (ai miei tempi, ok: forse oggi è diverso).
Diverso perché non avevo la Vespa, perché non ascoltavo la musica "di moda", perché non vestivo portandomi dietro griffe inutili, perché a me della discoteca non è mai fregato un cazzo.
Diverso perché - nonostante i tentativi, tutti comicamente falliti - non fumavo le canne. E poi diverso perché mio padre (due lauree, dava del tu ai Chiesi: lo sai, chi sono i Chiesi di Parma? Vai ad informarti) faceva il cartolaio e non era iscritto al Rotary. Nemmeno ai Lions.
Diverso perché per anni siamo stati gli unici a portare il cognome in tutta l'isola. Diverso perché mi hanno educato fin da piccolo ad essere onesto, leale, corretto. Nel posto giusto, proprio: nella terra dei gattopardi e di Sciascia.
Diverso perché non mi sono mai permesso di giudicare nessuno in base a colore della pelle o sesso o religione. Fin da piccolo, mica da ieri.
Poi, quando mi sono trasferito nella Grande Città, per un pò mi sono sentito a casa, mi sono sentito meno diverso. Giusto un attimo, prima che altri iniziassero - nuovamente - ad evidenziare il fatto che ero "diverso": sai, tu sei di Catania, sei siciliano, certe cose non le puoi capire... Ho letto tutto quello che mi passava tra le mani in negozio (libreria ed edicola: ce n'era, di roba da leggere) per almeno dieci anni. Vivevo altrove ben prima di trasferirmi: però io sono siciliano, io certe cose non le posso capire. Ah ah. Certo. Meno male che ci sei tu ad illuminare i miei passi.
Ogni tanto ricordo il racconto di un compagno di classe: era nato altrove da genitori siciliani, poi ritornati sull'isola. Diceva che sù lo sfottevano in quanto terrone e giù gli davano del polentone. Oggi posso dire di capirlo perfettamente.
Quando poi mi sono trasferito nel Grande Paesone m'è sembrato di tornare sull'isola: ed ancora battute in dialetto, ed ancora tradizioni del cazzo; differenza non so quanto importante, da "terun" sono diventato "maruchein". Uau. Esticazzi.
Oggi sono diverso perché non ho la moto giusta, perché indosso la maglietta con il logo sbagliato, perché avendo avuto l'arco costituzionale in famiglia - ed avendolo poi votato dai 18 in su - non mi schiero da nessuna parte, non ho tessere in tasca; l'unica è stata un'esperienza fallimentare, ed è quell'esperienza che mi consente di dire: io so, io so perché c'ero, e con rispetto parlando voi sapete o credete di sapere perché lo leggete sui giornali. Io no.
Mi son fatto l'idea che qui in giro sia più importante sottolineare le differenze piuttosto che le comunanze. Mi sa che qui è fondamentale, è quasi nel DNA un cieco volersi o doversi schierare pro o contro a prescindere. E' radicato questo voler esaltare la propria tribù mettendola in primo piano rispetto a tutto e tutti. Si, esatto, tribù.
"I miei valori, le mie tradizioni, il mio credo, la mia terra: sono tutti sacri, ed ovviamente PIU' sacri dei tuoi, baluba".
Cazzo. Sai che c'è? C'è che comincio veramente a starci stretto in questo modo di vedere le cose. Moooolto stretto.
Credo solo nell'onestà, nella correttezza, nel rispetto delle regole di civiltà - tutto il resto, per me, sono solo chiacchiere inutili. Sono "coperte di Linus" delle quali non ho né voglio avere bisogno.
Sei frocio, sei negro, puttana, ti fai le canne, come cazzo ti vesti, ma che gente frequenti: sono semplicemente frasi - dettate da un ben preciso modo di vivere e vedere le cose - che a me non dicono un cazzo. Proprio niente. Finché le altrui libertà non confliggono con le mie chiunque può fare quel che vuole: vuoi danzare sotto la luna con un gonnellino di banane? Fallo. Vuoi sfondarti il fegato bevendo? Amen. Vuoi ascoltare musica techno nascosto dietro un paio di occhiali da sole? E a me che me frega?
Non mi porto nessun sacco di mattoni sulle spalle, non ho ingombranti tradizioni o lasciti morali da traghettare ai posteri. Di vincoli questa società del cazzo già me ne crea tanti, devo metterci il carico da undici? E perché? Per chi? Per il Re? Per il Papa? Per quale ragione devo crearmi barriere oltre a quelle che già esistono? Ma chi me lo fa fare?
A me piace viaggiare perché mi piace vedere posti sempre nuovi, nuovi sapori, nuovi odori. Nuove prospettive. A me piace viaggiare perché francamente dopo un pò m'annoio a parlare delle stesse cose. Mi piace ascoltare storie nuove, magari in lingue che ancora non parlo.
A me piace scoprirle le differenze e mi diverto quando le trovo: perché se fossimo tutti uguali, ma lo sai che due palle?